Viene di seguito riportato un elenco di concetti Buddhisti, di Antenati e di Bodhisattva, tratto dal libro “Finding Your Seat: A Zen Handbook” di Amala Roshi.
Anattā Vedi sotto Tre Sigilli del Dharma
Aniccā Vedi sotto Tre Sigilli del Dharma
Bhikkhu, Bhikkhunī Un monaco maschio (bhikkhu) o femmina (bhikkhunī) tradizionalmente ordinato celibe o nubile, impegnato a seguire i circa 227 precetti per i bhikkhu o i 311 precetti per le bhikkhunī (i numeri variano nelle diverse tradizioni), che si trovano nei testi sacri conosciuti come Vinaya.
Bodhicitta L’aspirazione a risvegliarsi per aiutare gli esseri senzienti; questo impulso è centrale negli insegnamenti del Mahāyāna. Bodhicitta è ulteriormente suddiviso in: “bodhicitta relativa”, ovvero la coltivazione della gentilezza amorevole e della compassione per gli altri, e “bodhicitta assoluta”, la coltivazione della saggezza non duale o visione della Vacuità di tutti i fenomeni, cioè che nulla esiste separatamente da qualsiasi altra cosa. Questi due aspetti, compassione e saggezza, sono visti come elementi ugualmente necessari del risveglio.
Bodhidharma Il leggendario fondatore della scuola Zen (Chan). Conosciuto come il ventottesimo antenato indiano, si dice che Bodhidharma abbia portato la pratica e l’insegnamento dello Zen dall’India alla Cina (si veda più avanti la voce Chan). È famoso per il suo approccio agguerrito e intransigente alla pratica e all’insegnamento, come testimoniano i resoconti del suo primo incontro con l’imperatore cinese Wu (citati più avanti), del fatto che rimase seduto e rivolto verso il muro di una grotta a Shaolin senza parlare per nove anni; è famosa inoltre la leggenda secondo cui si tagliò le palpebre per evitare di addormentarsi durante la meditazione. Si dice che quando le palpebre toccarono terra, spuntarono le prime piante di tè. Il primo koan dell’Hekiganroku inizia così: «L’imperatore Wu di Liang chiese al grande maestro Bodhidharma: “Qual è il primo principio dei sacri insegnamenti?”. Bodhidharma rispose: “Il vuoto senza santità”. L’imperatore disse: “Chi è in piedi davanti a me?”. Bodhidharma rispose: “Non lo so”. L’imperatore non capì. La risposta di Bodhidharma, “Non lo so”, è stata definita la più famosa risposta dello Zen; la pratica Zen riporta continuamente ognuno di noi al proprio non sapere»
Bodhisattva Un bodhisattva è una persona in cui è sorto lo spirito della bodhicitta e che ha quindi fatto voto di raggiungere l’illuminazione per il bene di tutti gli esseri. Nella tradizione Theravāda, in particolare, “il Bodhisatta” si riferisce al Buddha durante gli anni (e le vite) prima che raggiungesse la sua Illuminazione completa. Nella tradizione Mahāyāna si venerano molti grandi Bodhisattva archetipici, come Kannon (Avalokiteśvara), il Bodhisattva della compassione; Mañjuśrī, il Bodhisattva della saggezza; Samantabhadra, il Bodhisattva dei mezzi abili o dell’azione illuminata. Inoltre, l’insegnamento dello Zen è che ognuno di noi che si sforza sinceramente di camminare sul sentiero del Buddha è anche un Bodhisattva.
Brahmavihārā “Dimora divina”. Una delle quattro qualità insegnate dal Buddha che, se coltivate, possono creare un paradiso terrestre dentro e intorno a noi: amorevolezza, compassione, gioia per la felicità degli altri ed equanimità.
Buddha Letteralmente “colui che è sveglio”, Buddha è una parola usata da Shakyamuni quando gli fu chiesto di spiegare chi fosse. Nella visione Mahāyāna, Shakyamuni, il Buddha della nostra epoca, è solo uno degli innumerevoli miliardi di Buddha risvegliati che popolano l’universo offrendo sostegno agli esseri senzienti. Il termine può anche essere usato per indicare la natura risvegliata dell’universo che è intrinsecamente presente in ognuno di noi. Si veda anche la voce Tre Gioielli.
Chan La parola “Zen” è la forma giapponese della parola cinese “Chan”, che a sua volta è la forma cinese della parola sanscrita (indiana) “Dhyāna” che significa “meditazione” o “concentrazione”. Nell’insegnamento del Buddha, il Dhyāna è uno degli otto aspetti essenziali del cammino verso la liberazione (si veda la voce Ottuplice Sentiero) e la scuola cinese di buddhismo Chan è quella che ha posto particolare enfasi su questo aspetto della pratica. L’evoluzione del termine Dhyāna in Chan e poi in Zen segue il percorso storico degli insegnamenti che si sono spostati dall’India alla Cina e alla Corea, e poi al Giappone. Bodhidharma portò questa scuola di Buddhismo in Cina nel V secolo e la stessa raggiunse il Giappone nel XII secolo.
Daisan Colloquio privato offerto da uno studente senior anziché da un insegnante.
Dāna “Dare”, la prima delle Paramita. Colloquialmente, “dāna” è spesso usato per riferirsi alle donazioni a un centro di Dharma o a un insegnante, sacerdote o monaco, e in particolare alle offerte di cibo dei laici da cui i monaci dipendono per il loro sostentamento poiché non maneggiano denaro.
Co-origine dipendente o originazione dipendente Si veda la voce Pratītyasamutpāda.
Dhammapada Il Dhammapada, uno dei più amati tra i Sūtta Pali, consiste in una serie di gāthās, o versi, che esprimono in modo conciso i principali insegnamenti del Buddha.
Dharma Gli insegnamenti del Buddha, la Legge dell’Universo o semplicemente “il modo in cui le cose sono” (che è ciò che gli insegnamenti del Buddha rivelano); dharma (con la “d” minuscola) è più spesso usato al plurale (i dharma) per significare “le cose, i fenomeni, la materia del nostro mondo fisico e non fisico”. Si veda anche la voce Tre Gioielli.
Dharma Heir Una persona designata dal proprio insegnante in una cerimonia pubblica, che ha incarnato l’insegnamento trasmesso e che possiede l’attitudine, la maturità spirituale e il carattere retto necessari per insegnare efficacemente agli altri.
Dōgen Zenji (Zen Master Dōgen) Il fondatore della scuola zen giapponese Sōtō, vissuto tra il 1200 e il 1253 (vedi Sōtō e Rinzai). Da giovane, Dōgen si formò sotto i maestri Rinzai Eisai e Myōzen, poi si recò in Cina dove studiò il Chan con il maestro Rujing. Dopo il ritorno in Giappone, fondò la scuola Sōtō presso il tempio Eihei-ji. Fu uno scrittore prolifico e le sue opere sono tuttora studiate intensamente, sia dai praticanti Zen che dagli storici della religione, come capolavori dell’espressione Zen.
Dokusan La parola giapponese dokusan significa letteralmente “andare da soli” e nella formazione zen si riferisce a un incontro individuale tra insegnante e studente.
Dukkha Sofferenza, insoddisfazione. Un’etimologia forse falsa ma spesso citata fa sì che la parola “dukkha” si riferisca a un foro dell’assale che non è correttamente montato sul suo asse. In altre parole, dukkha comprende non solo i tipi più ovvi di dolore e perdita, ma anche il modo in cui le nostre vite e le nostre circostanze si sentono così spesso fuori posto o hanno bisogno di essere riparate. Il Buddha ha delineato tre tipi di sofferenza, legati ai Tre Sigilli del Dharma: la sofferenza della sofferenza (esperienze fisiche ed emotive dolorose), la sofferenza del cambiamento (impermanenza) e la sofferenza esistenziale dell’essere. L’ultimo deriva dal nostro senso di separazione o alienazione: la nostra convinzione del nostro esistere come esseri indipendenti dal resto.
L’Ottuplice Sentiero La Via della liberazione insegnata dal Buddha. Nel suo primo discorso il Buddha espose otto aspetti della via della liberazione, solitamente tradotti come segue: Retta visione, Retto pensiero, Retta parola, Retta azione, Retto sostentamento, Retto sforzo, Retta consapevolezza, Retta concentrazione. “Retto”, tuttavia, non è la traduzione migliore del termine originale sanscrito samyak, il cui significato è più vicino a “completo”.
Vuoto (Śūnyatā) L’insegnamento secondo cui tutte le cose sono prive di un sé separato o di un’esistenza assoluta, indipendente o eterna. Dal punto di vista positivo, questa è la dottrina del Pratītyasamutpāda o dell’Interessere. L’intuizione della vacuità è un obiettivo sia della pratica che della filosofia Madhyamaka e dei Sūtra Prajñāpāramitā. Il grande maestro indiano Nāgārjuna è stato determinante nello sviluppo di questi ultimi due. Si veda anche la voce Bodhicitta.
Le Quattro Nobili Verità Le Quattro Nobili Verità sono: la verità della sofferenza, la verità delle cause della sofferenza, la verità della cessazione della sofferenza e la verità della via d’uscita dalla sofferenza. Sebbene queste verità siano state a lungo indicate come Nobili Verità, una traduzione altrettanto valida o forse preferibile sarebbe Verità Nobilitanti. Ciò coglie il modo in cui queste verità possono agire su di noi quando iniziamo a viverle.
Le quattro viste Un vecchio, un malato, un cadavere e un monaco in meditazione: sono queste le cose che il principe Siddharta (il futuro Buddha) vide durante i suoi primi viaggi al di fuori del palazzo in cui era cresciuto. L’incontro con l’universalità della sofferenza lo portò a rinunciare alla sua vita di lusso e a cercare l’illuminazione.
Quattro voti (o Quattro voti bodhisattvici) Questi quattro voti del bodhisattva vengono recitati alla fine di ogni seduta formale:
– Tutti gli esseri innumerevoli faccio voto di liberar
– Le infinite cieche passioni faccio voto di estirpar
– Gli smisurati cancelli del Dharma faccio voto di penetrar
– La grande via del Buddha faccio voto di realizzar
Harada, Daiun Sogaku (1871–1961) Vedi sotto Sōtō e Rinzai.
Sūtra del Cuore Probabilmente il sūtra più recitato del Buddhismo Mahāyāna. Questo breve testo esprime l’essenza degli insegnamenti di Prajñāpāramitā (Perfezione della Saggezza) sulla Vacuità.
Hekiganroku Il Libro della Rupe Blu (Blu Cliff Record) è una raccolta di koan compilata da Xuedou Chongxian (980-1052; Setchō in giapponese). In seguito fu commentata da Yuanwu Keqin (1063-1135; Engo in giapponese). Sebbene sia cronologicamente una raccolta precedente al Mumonkan, è generalmente il secondo libro di koan preso in considerazione dagli studenti del dokusan.
Interbeing Si veda la voce Pratītyasamutpāda.
Jukai La cerimonia con cui si entra formalmente nel sentiero buddhista. Il cuore della cerimonia è l’assunzione dei Sedici Precetti. I praticanti partecipano a questa cerimonia non solo una volta, ma regolarmente, come modo per rinnovare i loro voti e affermare un impegno continuo di condotta etica.
Kannon Il Bodhisattva della compassione. Vedi Bodhisattva.
Kapleau, Rōshi Philip (1912–2004) Fondatore del Rochester Zen Center e autore del classico Zen “I tre pilastri dello Zen” e di molti altri libri. Per maggiori informazioni vedere “Insegnanti e lignaggio RZC”.
Karma In inglese la parola “karma” è generalmente usata come abbreviazione di “karma-vipāka” o azione-risultato. Il Buddhismo insegna che tutte le cose esistono in funzione di cause e condizioni e che le nostre azioni sono causa di condizioni future.
Kinhin Meditazione camminata.
Kjolhede, Rōshi Bodhin (1948– ) Attuale Abate del Rochester Zen Center. Erede di Dharma di Rōshi Kapleau e insegnante di Amala-Roshi. Per maggiori informazioni vedere “Insegnanti e lignaggio RZC”.
Kōan Un kōan è una storia di insegnamento Zen. La parola “kōan” è la forma giapponese del cinese “gong-an”, un termine che deriva dal diritto cinese, dove significa “caso pubblico” o “precedente”. Il più delle volte i kōan assumono la forma di un breve racconto che narra un avvenimento o uno scambio verbale tra un maestro e uno studente o tra due maestri. Questi aneddoti sono stati raccolti in collezioni didattiche nella Cina medievale; le raccolte standard su cui lavorano oggi gli studenti zen includono il Mumonkan, l’Hekiganroku e lo Shōyōroku. Gli studenti a cui è stato assegnato un kōan nel dokusan hanno il compito di dimostrare al maestro di aver compreso il significato essenziale dell’avvenimento o dello scambio.
Kyōsaku Il bastone, o bastone dell’incoraggiamento. Si dice che l’uso del Kyōsaku durante i cicli formali di meditazione risalga all’antica Cina, dove fu introdotto per risvegliare chi si era appisolato durante lo Zazen. Oggi viene usato più in generale per risvegliare l’energia e la determinazione e per interrompere i vagabondaggi o i sogni ad occhi aperti della mente. I meditanti vengono colpiti due volte su ciascuna spalla, sul muscolo trapezio, il punto noto in medicina cinese come meridiano di agopuntura del “triplice riscaldatore”. La ricezione del bastone è sempre facoltativa; non viene mai usata come forma di punizione.
Linji Linji Yixuan (morto nell’866), o Rinzai Gigen in giapponese, è stato uno dei più rinomati maestri zen cinesi del periodo della dinastia Tang (spesso conosciuto come “l’età d’oro dello zen”) e il fondatore del lignaggio Linji, che è diventato la scuola Rinzai in Giappone (vedi sotto “Sōtō e Rinzai”). Linji era noto per il suo stile di insegnamento forte che comprendeva molte grida e colpi. I suoi detti e i suoi insegnamenti sono registrati nel Linji-lu o Libro di Linji.
Madhyamaka La filosofia della “Via di Mezzo” del ramo Mahāyāna del Buddhismo ha le sue origini nell’opera di Nāgārjuna. Il Madhyamaka insegna che nessuna posizione filosofica può essere costruita e difesa come ultima con mezzi logici; piuttosto, possono sempre essere presentate argomentazioni pro e contro. In particolare, né una visione nichilista né una visione assolutista della realtà possono essere difese in ultima istanza.
Mahāyāna Vedi sotto Theravāda, Mahayānā, Vajrayāna.
Manjuśrī Il Bodhisattva della saggezza. Vedi Bodhisattva.
Mara Il tentatore buddhista; una personificazione del male e della morte. Mara appariva al Buddha, come appare a noi, come la voce interiore che mette in dubbio il nostro valore o la nostra capacità di perseverare nel cammino spirituale.
Mu (Chinese: Wu) Letteralmente “no” o “non”. “Mu” è la famosa risposta del maestro zen Jōshū (Zhaozhou) nel primo caso del Mumonkan. Un monaco chiese a Joshu: “Il cane ha la natura di Buddha o no?”. Joshu rispose: “Mu”. Nel corso dei secoli, questo koan si è guadagnato la fama di essere quello più comunemente assegnato come primo koan agli studenti di zen che si avvicinano al lavoro sui koan. Agli studenti viene consigliato di non contemplare lo scambio nel suo complesso, ma piuttosto, come insegna il maestro Mumon nel suo commento al caso, di “tagliare la strada della mente” e “fare di tutto il tuo corpo una massa di dubbi, e con le tue trecentosessanta ossa e articolazioni e i tuoi ottantaquattromila follicoli piliferi concentrati su questa sola parola, Mu”. Giorno e notte, continuate a scavare in essa.
Mumonkan, Mumon Il Mumonkan, chiamato in inglese “The Gateless Barrier” o “The Gateless Gate”, in italiano “La Porta senza Porta”, è una delle raccolte di koan che fanno parte del curriculum dei koan zen; nel Mumonkan ogni koan è accompagnato da un commento e da un verso scritti dal Maestro Mumon (1183-1260, Wumen in cinese), che ha collezionato la raccolta.
Nāgārjuna (c. 150 – c. 250 C.E.) Filosofo fondatore del Mahāyāna. La filosofia Madhyamaka (Via di Mezzo) e i sūtra Prajñāpāramitā (Perfezione della Saggezza) si basano sul suo insegnamento. Si veda anche la voce Vuoto.
Nirvāna (Nibbana in Pali) Letteralmente “estinzione” o “spegnimento” come quello di una candela. Il nirvana è l’estinzione di un senso separato di sé e la completa liberazione dal Samsāra o dalla ruota della nascita e della morte. Questo può essere visto come uno stato di non ritorno a una forma umana o di altro tipo, oppure (negli insegnamenti del Mahāyāna) come uno stato di liberazione all’interno del mondo del Samsāra, dove tutte le nozioni dualistiche (dolore e piacere, guadagno e perdita) sono state trascese. Vedi anche Tre sigilli del Dharma.
Pali e Sanskrito Le lingue classiche delle scritture buddhiste. Le parole del Buddha furono trasmesse oralmente per circa cinquecento anni dopo il suo Parinirvāna, ma furono infine registrate in lingua pali nel primo secolo d.C. Questi testi del “canone pali” costituiscono la base dell’insegnamento Theravāda e sono accettati anche dai praticanti Mahāyāna. Quasi contemporaneamente alla nascita del canone pali, apparvero anche altri scritti che riflettevano gli insegnamenti della scuola Mahāyāna, allora in via di sviluppo. Questi scritti erano per lo più in sanscrito, la più antica lingua classica dell’India. Il pali è strettamente legato al sanscrito, ma è un po’ più semplificato e modernizzato. Vedi anche Sūtta, Sūtra.
Pāramitā Le pāramitās, più comunemente elencate in numero di sei, sono le “perfezioni” (Generosità, Moralità o disciplina, Pazienza, Vigore o diligenza, Meditazione, Saggezza – Prajna), o qualità che un bodhisattva deve perfezionare sul sentiero della realizzazione. A volte sono chiamati gli allenamenti del bodhisattva.
Parinirvāna Il nirvāna che si verifica alla morte di chi ha raggiunto la liberazione. Nei testi paliani una persona di questo tipo viene definita “non ritornante”.
Prajnā Vedi sotto La Triplice Formazione
Pratītyasamutpāda (Originazione dipendente o Interessere ) I Dodici Legami dell’Originazione Dipendente è un insegnamento sottile e complesso che esplora le origini del nostro mondo, della nostra vita e della nostra coscienza, e i modi in cui essi effettivamente coesistono. A seconda del Sūtta studiato, il numero dei legami può essere diverso, ma la presentazione più diffusa è quella dei dodici legami seguenti: ignoranza, formazioni karmiche, coscienza, nome e forma, sestuplice base di senso, contatto, sentimento, brama, attaccamento, divenire, nascita, sofferenza. I legami sono spesso rappresentati, ciascuno con un’illustrazione tradizionale, sotto forma di ruota (la Ruota della Vita). La presentazione circolare aiuta a sottolineare che i legami non appaiono (o non appaiono soltanto) in modo temporale, uno dopo l’altro, ma che nascono insieme. Al centro della ruota ci sono tre animali che rappresentano i tre veleni che guidano l’intero sistema; i tre veleni sono circondati dai sei regni dell’esistenza non illuminata e questi sono circondati a loro volta dai dodici legami. L’intera ruota è tenuta nelle grinfie di Yama Raja, il Signore della Morte.
Precetti Può riferirsi ai Dieci Precetti Cardinali o, più in generale, ai Dieci Precetti Cardinali più i Tre Rifugi e le Tre Risoluzioni Generali. Questi precetti sono descrizioni del comportamento etico che è alla base della pratica buddhista.
Rakusu Indumento tradizionale giapponese che rappresenta la veste del Buddha in forma ridotta. Cucire e indossare un rakusu rappresenta un impegno verso il sentiero buddhista e verso un particolare lignaggio di insegnamento; esistono diversi stili e colori di rakusu per i praticanti laici, per i sacerdoti e per gli insegnanti.
Rinzai Per la scuola Rinzai, vedi Sōtō e Rinzai. Per il maestro Zen Rinzai, si veda la voce Linji.
Rōshi “Rōshi” è un termine onorifico che si traduce approssimativamente come “vecchio maestro”. In inglese, il termine viene spesso anteposto al nome della persona (Rōshi Kapleau, Rōshi Kjolhede), ma il formato tradizionale giapponese prevede che il termine venga apposto alla fine del nome (Yasutani-rōshi, Harada-rōshi).
Samadhi Vedi sotto La triplice formazione.
Samsāra Il mondo dell’esistenza non illuminata, di causa ed effetto e del karma. È il mondo rappresentato dalla Ruota della Vita (vedi sotto Pratītyasamutpāda) e caratterizzato da sofferenza, impermanenza e instabilità. Si veda anche la voce Nirvāna.
Samu Pratica di lavoro.
Sangha La comunità dei praticanti buddhisti. In tempi e luoghi diversi il termine “sangha” ha avuto connotazioni diverse. Storicamente, nel Theravāda è stato spesso usato per riferirsi solo al Sangha monastico ordinato, mentre i laici sono visti come sostenitori del Sangha. Tuttavia, ci sono anche riferimenti iniziali all’Arya Sangha, che indica solo i praticanti (ordinati o laici) che hanno raggiunto l’illuminazione, così come riferimenti al Quadruplice Sangha di monaci uomini, monaci donne, laici e laiche. Nel Mahāyāna, e in particolare in Occidente, il termine è più frequentemente utilizzato per indicare qualsiasi comunità buddhista che pratica insieme, nonché la comunità di tutti i praticanti buddhisti nel mondo. In senso ancora più ampio, tutti coloro che lavorano per scoprire la verità e per vivere in accordo con i principi etici possono essere visti come Sangha, indipendentemente dal fatto che sottoscrivano o meno insegnamenti specificamente buddhisti. Si veda anche la voce Tre Gioielli.
Śāntideva (Shantideva) Grande maestro indiano dell’VIII secolo e autore de “La via del Bodhisattva”, un’opera che continua a ispirare i praticanti con il suo appello alla compassione e alla bodhicitta. Tra i molti versi famosi di quest’opera, ce n’è uno che si dice sia la preghiera preferita del Dalai Lama:
Finché lo spazio rimane,
Finché rimarranno gli esseri senzienti,
Fino ad allora potrò rimanere anch’io,
Per dissipare le miserie del mondo.
Sensei Il titolo di “Sensei” in giapponese significa semplicemente “maestro” o “colui che va avanti”. Nello zen è usato da coloro che sono autorizzati a insegnare come eredi del Dharma in un particolare lignaggio. Come per il titolo “Rōshi”, può essere anteposto al nome dell’insegnante in inglese (Sensei Wrightson), ma il formato tradizionale giapponese prevede che il termine sia attaccato alla fine del nome (Amala-sensei).
Śīla Si veda la sezione Il triplice addestramento.
I sei regni dell’esistenza non illuminata Tradizionalmente sono sei i regni in cui possono nascere coloro che sono ancora legati alla Ruota della Nascita e della Morte: il Regno dell’Inferno, il Regno del Fantasma Affamato, il Regno degli Animali, il Regno degli Asura o divinità gelose, il Regno Umano e il Regno dei Deva o divinità felici. La nascita nel regno umano è considerata preziosa perché può fornire le circostanze ottimali per raggiungere l’illuminazione: una sofferenza o un’insoddisfazione sufficiente a spronarci a praticare, combinata, idealmente, con sufficiente tempo libero e opportunità per perseguirla. Sebbene la nascita nei beati regni dei Deva possa sembrare preferibile, i Deva rimangono attaccati ai loro piaceri e alle loro comodità che, tuttavia, finiranno per svanire, anche se solo dopo molti eoni. Oggi i Sei Regni sono spesso interpretati da una prospettiva psicologica come rappresentanti di diversi stati mentali a cui siamo tutti soggetti, o come stati che gli esseri umani sono in grado di creare per se stessi qui sulla terra attraverso la violenza, le dipendenze e così via. Vedi anche Pratītyasamutpāda.
Sōtō and Rinzai Le due principali scuole di Zen in Giappone. La scuola Sōtō discende dalla scuola cinese Caodong fondata da Dongshan Liangjie nel IX secolo. Il maestro Dōgen si recò in Cina nel XIII secolo e riportò in Giappone gli insegnamenti di questa scuola. Oggi la setta è associata soprattutto alla pratica dello shikantaza o “stare semplicemente seduti”, una pratica insegnata in Cina come “illuminazione silenziosa” dal maestro Hongzhi del XII secolo e dallo stesso maestro di Dōgen, il maestro Rujing. La scuola Rinzai discende dalla scuola cinese Linji, fondata dal maestro Linji Yixuan del IX secolo. Storicamente associata a uno stile di insegnamento forte e dinamico, la scuola oggi pone l’accento sull’indagine dei koan. Molte altre scuole cinesi di Chan si sono estinte o non hanno attecchito in Giappone. Nel Giappone del XX secolo, Daiun Sogaku Harada, un sacerdote della scuola Sōtō, ritenne che la setta Sōtō ponesse un’enfasi insufficiente sulla possibilità di risvegliare la nostra Vera Natura e a tal fine si dedicò al lavoro sui koan con un maestro Rinzai. Anche l’erede di Harada-Rōshi, Yasutani, fu ordinato originariamente come sacerdote Sōtō, ma, dopo aver lavorato con Harada-rōshi, fondò un nuovo lignaggio, il Sambō Kyodan, o Ordine dei Tre Tesori.
Questo lignaggio cerca di trasmettere il meglio delle tradizioni Sōtō e Rinzai in un amalgama talvolta noto come “Zen integrale”. Il lignaggio Harada-Yasutani ha esercitato una forte influenza sullo Zen occidentale. (Rōshi Kapleau ha studiato in Giappone sia con Harada-rōshi che con Yasutani-rōshi (il suo maestro principale).
Śūnyatā (Shunyata) Si veda la voce Vuoto.
Sūtra, Sūtta “Sūtra” è la forma sanscrita e “sūtta” la forma pali della parola che si riferisce ai testi contenenti le parole del Buddha.
Teisho Un discorso di Dharma tenuto da un insegnante Zen durante un blocco formale di sedute.
Theravāda, Mahāyāna, Vajrayāna Il buddhismo praticato oggi in diverse parti del mondo può essere suddiviso in tre rami principali: Theravāda (“la via degli anziani”), Mahāyāna (“il grande veicolo”) e Vajrayāna (“il veicolo della folgore”). Il primo è più comunemente praticato nel Sud-est asiatico, il secondo nell’Asia orientale e il terzo in Tibet e nelle regioni adiacenti. Come suggerisce il nome, il buddhismo Theravādan è quello storicamente più conservatore. Il suo insegnamento e le sue pratiche si attengono strettamente al canone Pali. Le tradizioni del Mahāyāna si sono sviluppate nell’India antica accanto a quelle del Theravāda, ma hanno enfatizzato una corrente di insegnamenti forse più popolare, incentrata sulla venerazione dei grandi Bodhisattva, sulla liberazione di tutti gli esseri e sulla convinzione che tutti siano intrinsecamente Buddha. Il Vajrayāna è la tradizione più giovane delle tre. I suoi insegnamenti sono stati portati dall’India in un’epoca in cui le pratiche tantriche o esoteriche erano dominanti in quel Paese e costituiscono il marchio di fabbrica del Vajrayāna. Alcuni studiosi classificano il Vajrayāna come un ramo del buddhismo Mahāyāna, mentre altri lo considerano un ramo separato. Tutti i praticanti buddhisti accettano come validi gli insegnamenti del canone pali; i praticanti del Mahāyāna e del Vajrayāna aderiscono anche agli insegnamenti dei Sūtra del Mahāyāna, mentre i praticanti del Vajrayāna aggiungono anche i propri testi e tradizioni posteriori. Vedi anche sotto Pali e Sanscrito.
Tre Sigilli del Dharma Impermanenza (aniccā), assenza di sé (anattā) e sofferenza (dukkha). Qualsiasi sistema di insegnamento o istruzione che non riconosca queste tre caratteristiche dell’esistenza è considerato un insegnamento non buddhista. Tuttavia, gli insegnanti del Mahāyāna talvolta sostituiscono dukkha, la sofferenza, con nirvāna o la fine della sofferenza. Si veda anche la voce dukkha e nirvāna.
Tre Gioielli Prendere rifugio nei Tre Gioielli, o Tesori, è il mezzo per intraprendere formalmente il cammino buddhista (vedi sopra alla voce Jukai). Molti buddhisti recitano i Tre Rifugi quotidianamente. L’ordine di insegnanti, sacerdoti e membri laici istituito presso il Rochester Zen Center da Rōshi Kjolhede è noto come Ordine dei Tre Gioielli Amala-Roshiu e coloro che sono stati ordinati da lei sono membri di questo ordine.
Tre veleni L’avidità, l’odio e l’illusione sono noti come i Tre Veleni. Come i precetti descrivono l’azione illuminata, così i Tre veleni descrivono la mente non illuminata. Crediamo di essere separati dalle “cose là fuori” (la nostra illusione di base), e quindi reagiamo alle cose apprezzando o non apprezzando, afferrando o allontanando, dicendo “voglio questo” (avidità) o “non voglio quello” (odio o avversione). Ma se impariamo a riconoscere questi veleni nella nostra mente, dobbiamo anche vedere come essi siano alla base dei nostri mali sociali: guerre, sfruttamento e degrado ambientale; e dobbiamo riconoscere non solo il lavoro interiore, ma anche quello esteriore che resta ancora da fare.
La triplice formazione Śīla (pronuncia “Sheela”, comportamento etico), Samādhi (sviluppo della concentrazione meditativa) e Prajñā (saggezza). Il progresso lungo il sentiero buddhista viene insegnato come ugualmente dipendente da ciascuno di questi tre elementi. L’ultimo, la saggezza, può riferirsi sia allo studio delle scritture e degli insegnamenti buddhisti sia alla saggezza trascendentale dell’illuminazione.
Le due verità L’insegnamento buddhista parla di “verità relativa” e “verità assoluta”. La verità relativa riguarda il mondo del karma, delle cause e degli effetti, della verità scientifica. La verità assoluta vede il vuoto ultimo del mondo relativo e rivela una prospettiva di unicità. Il risveglio rivela che questi due aspetti della realtà sono in verità inseparabili.
Vajrayāna Vedi sotto Theravāda, Mahāyāna, Vajrayāna.
Vipassanā Intuizione o vedere le cose come sono. “Vipassana” è anche il nome di una diffusa scuola di buddhismo Theravāda moderno (per lo più occidentale) che insegna la meditazione di intuizione.
Yasutani, Hakuun Ryōkō (1885–1973)
Zabuton Tappetino da meditazione quadrato.
Zafu Cuscino da meditazione rotondo.
Zendo Sala di meditazione.